Il genitore collocatario:

APS/ aprile 24, 2017/ Angolo dell'Avvocato/ 6 comments

Una creazione giurisprudenziale destinata ad una auspicabile (prossima) estinzione
Un svolta epocale potrebbe, tra qualche tempo, sconvolgere la giurisprudenza dei tribunali della famiglia italiani: l’abolizione della figura del genitore collocatario.Tale definizione, di pura creazione giurisprudenziale, è diretta conseguenza della prassi interpretativa collegata all’applicazione della riforma introdotta con la Legge 54/2006. La citata novella, come noto, ha introdotto anche in Italia il concetto di bigenitorialità, regolamentando il principio dell’affidamento condiviso dei figli nelle coppie separate, coniugate e non, in luogo dell’oramai vetusto affidamento monogenitoriale.

A fronte di tale riforma, però, non specificando nulla la citata legge in merito ai tempi di permanenza dei figli presso ciascun genitore, la giurisprudenza ha pensato di risolvere la questione identificando, in luogo del genitore affidatario, un genitore collocatario (quasi sempre la madre), ove far risiedere prevalentemente la prole, a cui affidare l’abitazione familiare ed al quale riconoscere, a fronte di tale ruolo, un contributo economico per il mantenimento dei figli.

In questo modo, però, i principi potenzialmente rivoluzionari contenuti nella novella legislativa sono stati fortemente ridimensionati dalla giurisprudenza, riducendo così il principio di bigenitorialità ad una formula vuota, rispettata solo sula carta.

Nonostante la riforma, infatti, il genitore collocatario resta tutt’ora quello depositario della cura della prole, relegando di fatto il non collocatario ad un ruolo da comprimario, un genitore da week end, destinato a seguire passivamente la linea educazionale tracciata per i propri figli dal collocatario, così perdendo, di fatto, quel ruolo di cogestione che la legge 54/2006 gli aveva invece attribuito.

Dopo 11 anni dall’entrata in vigore della riforma qualcosa sembra ora cambiare.

La giurisprudenza italiana infatti, principalmente quella dei tribunali dotati di una sezione specializzata, comincia a mettere in discussione tale principio, spinta da una concezione diversa della famiglia oggi presente nella società, in cui la pari dignità tra i genitori, la divisione tra i medesimi dei compiti di cura della prole, la loro identica relazione empatica con la prole, stanno divenendo principi sociali prima ancora che giuridici.

Sempre più spesso, infatti, all’interno della famiglia i ruoli dei due genitori stanno divenendo intercambiabili, entrambi lavorano, entrambi hanno turni, magari anche festivi, che impongono una alternanza piena nei compiti domestici, senza differenziazione di sesso.

Entrambi i genitori, dunque, sono oggi chiamati ad andare a prendere i figlia a scuola, portarli alle loro attività ludiche, accompagnarli alle visite mediche, seguirne i percorso scolastico, aiutarli nei compiti.

La crisi della coppia, invece, secondo la giurisprudenza oggi prevalente, dovrebbe riportare il nucleo familiare agli anni ’60, con la donna (in genere) assoluta dominatrice della scena, caricata (a volte sovraccaricata) di impegni domestici, e l’uomo relegato in secondo piano, come un giocatore in panchina.

Dopo un decennio da questa rivoluzione mancata, però, alcuni magistrati stanno cercando di porre rimedio allo stato delle cose, con una nuova interpretazione della normativa in tema di affidamento condiviso della prole.

Tra le prese di posizione più recenti va citata quella del Tribunale di Brindisi il quale, nelle nuove linee guida per la sezione famiglia (allegate a questo articolo), ha esplicitamente evidenziato come esista, allo stato, una forte divaricazione tra legge e prassi in materia familiare, per effetto della quale le aspettative create dalla riforma del 2006 vengono spesso disattese dalle pronunce della magistratura.

Per tale motivi, si legge nella parte introduttiva delle linee guida, “esistono motivi non secondari per orientare il tribunale di Brindisi verso una lettura delle norme sull’affidamento che appaia più in linea non solo con buona parte della dottrina, ma anche con le indicazioni che giungono dall’Unione Europea, dalle Convenzioni alle quali l’Italia ha aderito, dalle risultanze di accreditati studi scientifici come pure, in tempi più recenti, dalle valutazioni di enti paralleli al sistema giudiziario”.

Il documento continua poi con una parte più operativa, nella quale vengono indicati, come principi fondamentali: 1) la necessità del doppio domicilio dei figli presso ciascun genitore (mantenendo la residenza anagrafica solo valenza formale); 2) la frequentazione paritaria della prole con ciascuno di essi, strutturata consentendo a padre e madre di partecipare entrambi alla quotidianità dei figli; 3) il principio in base al quale ai figli dovrà essere consentita pari opportunità di permanenza con ciascun genitore.

Questi importanti principi sono stati ribaditi, recentemente, anche dal dott. Giorgio Jachia, giudice coordinatore della I sezione civile del Tribunale di Salerno, il quale, in un articolo pubblicato il 7 aprile 2017 su www.ilcaso.it, facendo propri gli orientamenti emersi dalla giurisprudenza brindisina, ha auspicato una nuova lettura della legge 54/2006 a 11 anni dalla sua entrata in vigore.

Il magistrato, nel suo scritto, indica come imprescindibile la necessità di introdurre una forte partecipazione alla vita quotidiana dei figli da parte dei genitori separati, superando la vigente contrapposizione genitore collocatario / genitore non collocatario, oggi ostacolo ad una concreta bigenitorialità.

Il dott. Jachia, infatti, ritiene che solo “il coinvolgimento effettivo del padre e della madre nella vita della prole evita il veder sbiadire e pian piano scomparire la figura di uno dei genitori, per effetto di una separazione che è e dovrebbe restare interna alla coppia”.

La breccia è dunque aperta; la magistratura italiana, tramite alcune toghe “illuminate” è pronta per un ulteriore salto epocale: trasformare l’affidamento condiviso da formula su carta a fatto reale, consentendo finalmente ad entrambi i genitori separati pari diritti e doveri, non escludendo nessuno dalla vita della prole, dando finalmente attuazione a quel principio di bigenitorialità, di derivazione europea, tanto richiamato quanto, fino ad ora, palesemente disapplicato.

Siamo all’inizio di un percorso; spetterà anche e soprattutto agli avvocati portare avanti questa nuova visione della famiglia separata all’interno dei propri Fori di appartenenza, in modo che quella che oggi è l’opinione di pochi si trasformi in un principio di giustizia a vantaggio di tutti.

di Stefano Cera, avvocato matrimonialista, consigliere nazionale APS

6 Comments

  1. speriamo….
    io devo separarmi (non per mia volontà), ho due figli di 16 e 11 anni…
    ho oramai digerito il fatto di dover rinunciare a mia moglie, non posso farci niente, non mi vuole più…ma non riesco a metabolizzare il fatto che dovrò rinunciare alla quotidianità dei miei figli….hanno bisogno anche di me….hanno bisogno anche del mio tempo, della mia educazione, del mio affetto, delle mie cure….ed io ho bisogno di loro, di vederli crescere, di condividere le loro cose, di occuparmi di loro, di confrontarmi con loro, di litigare con loro, di gioire con loro…sono semplicemente disperato!!!!

  2. Buongiorno. Grazie dell’articolo che ben chiarisce la reale situazione degli ultimi 11 anni dei tribunali italiani in ordine alla disattesa bigenitorialità. La mia situazione familiare di separazione rappresenta, in questo scenario, una luminosa eccezione. Separati nel 2009 con affidamento condiviso dei figli al 50% del tempo con ciascun genitore. Nel 2012 a seguito di revisione richiesta dalla signora, il Tribunale ha confermato l’affidamento condiviso alternato dei figli al 50%. Mi farebbe piacere un ulteriore confronto con Lei, avv. Cera, sull’argomento. Grazie ancora

  3. Buongiorno.
    Stiamo per separarci ed io e mia moglie stavamo pensando ad una separazione consensuale con affidamento al 50%
    Avevamo pensato di non spostare i bambini dall’appartamento che congiuntamente stiamo pagando a di alternarci(2 giorni ciascuno) in modo da non perdere la quotidianità dei nostri figli. Volevo sapere se questa soluzione è fattibile e se ci sono dei precedenti.
    La ringrazio anticipatamente

  4. Chiedo consiglio.non so più come comportarmi.la mia situazione non è limite come quelle descritte.io è la mia ex abbiamo una figlia, Sofia di 10 anni.la piccola è combattuta in quanto non vuole dispiacere i ne me, ne la madre.ovviamnete essendo collocata dalla madre ne subisce L influsso, anche familiare.lei ha una relazione anche se ci siamo separati perché sono stato io ad averle confessato la mia di relazione che poi ho troncato.lei abbastanza in modo ipocrito non me lo ha confessato, e i suoi genitori sono stati ben contenti di accettare questo nuovo rapporto.benche mi infastidisca che mia figlia passi più tempo con lei, sto cercando di somatizzare(con risultati penosi) relazioni personali interrotte, nervosismo, relazioni con altre donne un disastro.non riesco a passare più tempo con mia figlia, sono prole dipendente.mi piace la sua compagnia.il giudice ha deciso di darmi 3 pomeriggi a settimana.in prima battuta erano i canonici 2 e fine settimana alternato.e qui ho fatto la cazzata, ho scelto i tre pomeriggi perché di fronte alla stessa giudice la signora comunicava che era disponibile a cambiamenti visto il mio lavoro che prevede turni anche notturni.manco per L anticamera.bloccato il telefono, comunicazioni solo via email.faccio richiesta di cambiare, ma il giudice che nel frattempo è cambiato non modifica nulla benche’ a mio avviso ci fossero tutti i presupppsti per almeno un ammonimento.la bambina la vedo si, ma come si può essere padre per 12 ore a settimana?cioe’ ma Si rendono conto che è svilente?mia figlia non mi vede come una figura paterna ma come un compagno che le fa passare i pomeriggi.non fa i compiti con me, non legge più con me.e’ cresciuta a casa dei miei genitori e ora li odia, non volevo che stesse con gli altri parenti perché sapevo il comportamento che avrebbero assunto in queste evenienza.nulla.mi hanno diffamato, infangato, defraudato del mio ruolo di padre.ma con chi posso parlare per fare sentire le mie di ragioni.l ho appena chiamata ed è davanti al computer!cristo santo in Sicilia ci sono 40 gradi, i bambini stanno al mare e io che sono libero non gliela posso portare perché i miei orari sono dalle 17 alle 21 da comunicare preventivamente entro il venerdì! Il giudice ha scritto he la signora si dimostra accondiscendente ai cambiamenti di orari e a permettere che dorma a casa con il padre! 5 volte in un anno, e se sgarro con L orario mi manda le forze dell ordine a casa.ma che mondo è?io pago regolarmente, ma non sono un bancomat.io voglio essere solo un padre, e fare le vacanze, e portarla al parco e farle insegnarle a giocare a pallavolo!ma con 12 ore a settimana che faccio?dove mi posso appellare?devo fare un ricorso al mese?sono disposto a farlo.ma se lei lavora, perché la devo indennizzare?se lei ha una relazione stabile,perche’ io Non posso averla?papa’ io sono gelosa….i giorni in cui ha dormito qua si controllava tutta la casa per trovare presenze femminili.”’di chi è questo spazzolino”.mi hanno registrato, mi hanno accusato di comparaneti violenti, hanno detto che sono gay(come se fosse un problema esserlo e essere un buon padre)erotomane, cocainomane, tossico e alcolizzato.faccio il poliziotto da 20 anni, piacente, di bell aspetto, so parlare bene, ma mi hanno distrutto la vita.se non riesco a fare il padre.lo so che non è la quantità ma la qualità del tempo.ma perché non cambiano le cose?scusa a te che leggerai questo messaggio, e magari farai spallucce pensando che in fondo ci sono problemi maggiori.

  5. Buongiorno
    ho letto l’articolo e mi ritengo fortunato! ci stiamo separando, lei ha riconosciuto di aver distrutto il matrimonio frequentando un altro…la separazione sarà comunque consensuale anche perchè lavorando entrambi siamo autosufficienti e non gli spetterà il mantenimento; abbiamo due figli che gestiremo come sempre fato al 50% visto che lavoriamo a turni…io sono uscito di casa visto che comunque il giudice l’avrebbe assegnata a lei; la promessa è che decida di venderla o liquidarmi la mia metà entro l’anno.. finiremo di pagare il mutuo a luglio19 …dopo 20 anni..e sono qui a sperare di riuscire a farne un altro per comprarmi un piccolo appartamento per me i i miei figli

  6. Ho perso fiducia nella legge italiana, per ottenere giustizia bisogna iniziare guerre in tribunale con spese giudiziarie che alla fine anche in caso di vittoria porterebbero a gravi conseguenze economiche. Attualmente dopo aver ottenuto il divorzio mi trovo nella situazione di essere fuori dalla MIA casa con un mutuo per il nuovo appartamento (1/3) del mio stipendio; assegni per i miei figli (1/3) del mio stipendio e con il restante (circa 500 e.) dovrei provvedere a tutto(tasse ,alimenti per me e i miei figli spese extra) e per concludere dovrò fare un altro debito per pagare le spese di ristrutturazione della MIA casa ormai diventata la casa della mia ex nella quale può soggiornare a gratis e con tutte le spese più importanti po agate da me , mi spiegate se questa è giustizia?

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>
*
*