Documento psico-forense sull’alienazione genitoriale

APS/ febbraio 12, 2014/ Da sapere/ 4 comments

Documento psicoforense sugli ostacoli al diritto della bigenitorialità e sul loro superamento.

1. La legislazione italiana in ossequio alla Costituzione italiana, alla Convenzione dei Diritti del Fanciullo di New York, alla Convenzione di Strasburgo ed alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo pone a fondamento dei rapporti familiari la bigenitorialità, ovvero il diritto dei minori a rapportarsi in maniera armonica ed equilibrata con i propri genitori e con le rispettive famiglie di origine.

2. Le condotte volte ad ostacolare l’esercizio di tale diritto risultano pertanto censurabili e possono a volte configurare un maltrattamento.

3. Capita talora che, per il prevalere di dinamiche di coppia particolarmente disfunzionali, il genitore presso il quale il figlio è prevalentemente collocato trasmetta al figlio stesso l’ostilità verso l’altro genitore.

4. Ciò può avvenire per via indiretta (il bambino si appropria delle reazioni emotive del genitore) oppure diretta (il genitore trasmette attivamente al bambino i propri giudizi o gli fornisce informazioni parziali o distorte).

5. Il fenomeno del bambino conteso e “schierato” a difesa di un genitore contro l’altro risulta, purtroppo, molto frequente nelle separazioni caratterizzate da un’alta conflittualità in cui i partner, anche a causa delle loro caratteristiche di personalità, non riescono ad elaborare in modo evolutivo e riflessivo l’evento separativo.

6. Tale condizione è stata in un primo tempo denominata “Sindrome di Alienazione Genitoriale” nello stesso modo in cui si è parlato di “Sindrome del Bambino Maltrattato”, per poi focalizzare l’attenzione sulle diverse manifestazioni del maltrattamento oltre che sui fattori di rischio e protettivi. Il fatto che il maltrattamento non costituisca una sindrome in senso proprio non significa che il maltrattamento non esista come fenomeno, potendo compromettere i potenziali di sviluppo psicoevolutivo del minore coinvolto.

7. Le attuali riflessioni della comunità scientifica, basate su molteplici ricerche in ambito nazionale ed internazionale, non consentono di definire il bambino come “malato” solo in quanto influenzato negativamente da un genitore contro l’altro sino ad arrivare, nei casi più eclatanti, al rifiuto di ogni forma di rapporto.

8. Attualmente si ritiene che il termine più corretto per definire tale fenomeno sia “Alienazione Parentale” e non “Sindrome di Alienazione Genitoriale” sottolineando (nei casi di rifiuto non motivato) che non si tratta di una problematica individuale del figlio ma di una difficoltà relazionale tra i tre membri della famiglia: bambino, madre e padre, alla quale possono contribuire i membri della famiglia allargata. Anche se in misura che può essere diversa come intenzioni, motivazioni e comportamenti, ognuno dei componenti il gruppo familiare fornisce il proprio personale contributo in misura variabile da caso a caso.

9. I segni di tale condizione sono il rifiuto ingiustificato e comunque talora solo parzialmente motivato da parte del figlio di frequentare uno dei due genitori (più spesso il padre ma non infrequentemente la madre) e/o il “voltafaccia” del figlio stesso, il quale prima della separazione era legato al genitore che successivamente non vuole più frequentare. Altro segnale è l’ingiustificato disprezzo non solo per un genitore ma per l’intera sua famiglia d’origine e/o ricostruita.

10. Si può discutere se a questo fenomeno sia opportuno dare un nome specifico; a questo proposito sembra che i manuali di classificazione di prossima uscita (DSM V e ICD 11) siano orientati a farlo rientrare e definirlo all’interno della categoria dei “Disturbi Relazionali”.

11. Come per il maltrattamento, riteniamo che negare il fenomeno del rifiuto immotivato e persistente di un genitore significhi commettere un errore grossolano e fuorviante.

12. Le implicazioni psicosociali e giuridiche della violazione dei diritti relazionali dei soggetti coinvolti in tali situazioni giustifica la messa in atto di interventi e di provvedimenti psicosociali e giudiziari volti alla tutela dei diritti stessi, i quali varieranno di caso in caso a seconda dell’età del minore coinvolto, della sua capacità di autodeterminazione e delle responsabilità dei genitori e dei familiari coinvolti. D’altronde, in ambito giuridico l’attenzione alla particolarità di ogni singola situazione rappresenta un elemento fondamentale di rispetto dei componenti il nucleo familiare e soprattutto, nel caso specifico, di tutela dei diritti relazionali del minore.

Firmato:

Paola Antonelli, Renato Ariatti, Anna Balabio, Fabio Benatti, Linda Betti, Cristina Cabras, Giovanni Battista Camerini, Elisa Cantarutti, Daniela Carboni, Daniela Catullo, Adele Cavedon, Francesca Ciammarughi, Sara Codognotto, Serena Colaianni, Elena Consenti, Antonietta Curci, Ancilla Dal Medico, Michele D’Andreagiovanni, Rodolfo de Bernart, Luisella De Cataldo Neuburger, Rosanna Della Corte, Rubens De Nicola, Ida de Rénoche, Carlo Desole, Renzo Di Cori, Alessandro Fanuli, Valeria Giamundo, Guglielmo Gulotta, Iolanda Abate, Moira Liberatore, Laura Lombardi, Giovanni Lopez, Tiziana Magro, Marisa Malagoli Togliatti, Maurizio Marasco, Barbara Masseroli, Aldo Mattucci, Isabella Merzagora Betsos, Marco Monzani, Daniela Pajardi, Patrizia Patrizi, Sara Pezzuolo, Cesare Piccinini, Luisa Puddu, Donatella Pulixi, Donatella Ragusa, Marco Ricci Messori, Severo Rosa, Lino Rossi, Ugo Sabatello, Laura Sancio, Luca Sammicheli, Giuseppe Sartori, Melania Scali, Gilda Scardaccione, Luciana Silvestris, Magda Tura, Elena Varoli, Adolfo Verde, Matteo Villanova, Laura Volpini, Vittorio Volterra, Alberta Xodo, Georgia Zara

4 Comments

  1. Ieri ho dovuto chiamare i carabinieri perché mio figlio di 19 anni , per la terza volta in 2 mesi,ha cercato di aggredirmi a seguito della pesante situazione venutasi a creare con la separazione tra me e sua madre. Separazione con addebito a suo carico poiché aveva l’amante da 2 anni.Non l’ho denunciato perché è mio figlio, ma ho paura che , nella sua sofferenza , commetta qualche gesto insensato. Si è rifiutato di colloquiare con me, è sempre stato violento, ha abbandonato la scuola, ho sempre cercato di accontentarlo e stargli vicino, Ho sempre vissuto per la famiglia cercando di dargli buoni esempi, reputavo sua madre la mia regina.Ho sofferto, anche nella malattia, tantissimo. Aiutatemi.Continuo a chiedermi dove ho fallito. Amo mio figlio

    1. PS: non ho esposto alcuna denuncia in merito

  2. Sono la compagna di un uomo DIVORZIATO da circa 2 anni e separato da 5.
    In questi giorni l’ultima di una catena infinita di vessazioni psicologiche della sua ex moglie nei confronti della figlia di 17 anni: “vuoi i libri scolastici, fatteli comprare da tuo padre”.
    Ad oggi dopo due settimane dall’inizio della scuola la ragazza non ha i libri scolastici. Alla richiesta del padre, la figlia ha rispsto: “non mi servono, andrò in biblioteca a cercare quello che mi serve su altri testi”. La ragazza fa la IV liceo ed è sempre stata promossa.
    Stessa cosa per la gita scolastica dello scorso anno. “vuoi andare in gita, fattela pagare da tuo padre”. Ebbene così è stato.
    Io le compro abbigliamento e giacca per inverno. A novembre lo scorso anno andava in giro con due felpe perché le vecchie giacche non le andavano più bene, essendosi sviluppata molto da un anno all’altro.
    Ovvio che i libri poi li comprerà il padre messo alle corde (anche se preferisco la parola ricattato subdolamente).
    La ragazza ha iniziato ad avere attacchi di panico e crisi di ansia. Ha fatto accertamenti clinici che sono negativi. Nel periodo in cui è stata male è rimasta dal padre. Si è ripresa ma è tornata a casa dove ha amiche in quel paese e terrorizzata che la madre la trattasse male ricattandola con la solita frase: “tu preferisci tuo padre a me. Sei esattamente come quel bastardo”.
    Sta somatizzando questa situazione devastante. Ha un fratello maggiore di 20 anni che è tenuto in casa dalla madre a non fare nulla. Si è ritirato dalla scuola e non lavora.
    Il padre gli ha trovato due impieghi e lui ha firmato per terminare il rapporto lavorativo dopo pochi giorni.
    Il padre corrisponde 450 a figlio per un totale di 900 euro al mese!
    Mi scuso per lo sfogo… ma non troviamo aiuto. E la notte non si dorme pensando ad un ragazzo si 20 anni che non ha neppure la patente e una ragazza di 17 anni a cui è negato il diritto allo studio e di amare liberamente il proprio padre che adora.
    Grazie!

  3. Sono la nonna paterna di un bimbo di 5 anni al quale viene negato il diritto di vedere il padre e i parenti del padre.
    La madre è passata dal quasi completo disinteresse del figlioletto alla pretesa di averlo in esclusiva. A maggio si è sposta ed è in cinta di una bimba e da allora ha deciso che il bimbo dovesse avere come famiglia solo la sua, non permette più al padre di vedere il bambino. Da quando la madre lo ha allontanato dal padre il bambino ha palesi manifestazioni di stress: il bambino non è a suo agio in presenza di entrambe i genitori, smette di parlare liberamente, dando risposte brevi, si comporta in modo rude ed aggressivo ed esterna atteggiamenti ostili nei confronti dei parenti paterni, riferisce che la madre parla in maniera denigratoria del padre e fa, anche, false accuse. La madre sottopone il bimbo a decisioni e responsabilità non proprie del minore, ad esempio, chiede al figlio di scegliere se vedere o no il padre, scavalcando le decisioni e gli accordi
    I tempi di visita vengono unilateralmente ridotti dalla stessa rispetto a quanto accordato; la madre ha avuto comportamenti irragionevolmente rigidi riguardo al calendario deciso motivati dall’ostacolare il padre; tenta il bimbo con altre attività che interferiscono con i contatti con il padre; la stessa parla in modo aggressivo o spregiativo del padre in presenza del bambino, iniziando a definirlo, senza ragione valida, come pericoloso od abusante; finge di proteggerlo dal padre quando non vi è nessun pericolo; dà al figlio l’impressione di sentirsi ferita se il bimbo è felice quando va col padre; dà al bimbo la responsabilità di avere il potere di farle passare la paura dei ladri. Racconta al figlio i dettagli della separazione attribuendone le colpe al padre; lo incolpa della mancanza di denaro o altri problemi in presenza del figlio.
    Il bimbo è cresciuto prevalentemente con il padre perchè la madre era sempre troppo impegnata a vivere la sua vita, lui lo ha sempre vestito da capo a piedi, ha provveduto al suo sostentamento, era lui col bimbo quando si ammalava, gli dava lui il biberon per nutrirlo… c’era solo il padre quando ha imparato a camminare e quando gli ha tolto il pannolino….e nonostante ciò il padre ha versato comunque una somma di 100 euro al mese alla mamma per non far mancare nulla al suo bambino quel poco tempo che passava con lei. L’unico grande errore che ha commesso il padre è stato di non togliere la residenza del bimbo dalla casa in cui vivevano tutti insieme quando lei ha scacciato di casa padre e bimbo sostenendo che aveva bisogno di spazio e di pensare…. Ora non troviamo un avvocato che sia in grado o che voglia perorare la sua causa adducendo che i Giudici di Bologna sono comunque propensi a lasciare il bimbo alla madre con la concessione al padre di due visite alla settimana e un fine settimana alternato, se è fortunato….. ma nessuno tiene conto di ciò che il genitore ha fatto fin’ora per il suo bambino??? I sevizi Sociali non si interessano al caso nonostante il padre si sia rivolto loro chiedendo un intervento di urgenza perchè vede il suo bambino soffrire. Ci sono tutti i sintomi di un’alienazione genitoriale da parte della madre sul bambino e nessuno può fare nulla???? E noi in qualità di nonni possibile che non abbiamo diritti?? fin’ora abbiamo provveduto in tutto ciò che era necessario per non far mancare nulla al nostro nipotino, non riusciamo a vedere il bimbo soffrire e cambiare …. chiediamo aiuto.
    Grazie

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